Cos’è l’apicoltura urbana ?

Per apicoltura urbana di intende la pratica di allevare famiglie di api in aree urbanizzate.

Tempo fa era vietato l’allevamento delle api in ambito cittadino, ora in tante parti del mondo l’apicoltura urbana è considerata una pratica da tutelare ed incentivare. Per fare un esempio, tra il 1999 e il 2012 Londra ha visto crescere gli apicoltori del 220%. A New York l’apicoltura urbana è permessa a condizione che le api allevate siano quelle italiane di razza Apis Mellifera Ligustica.

La comunità italiana però si è spinta oltre, creando una ‘rete di reti’ che aderiscono ad un manifesto, unico al mondo, in cui vivere l’apicoltura urbana attraverso percorsi coerenti con un idea di rispetto del benessere animale, del tutto disinteressata alla produzione di miele, che vede nelle api e gli impollinatori uno strumento per educare, includere, migliorere e sensibilizzare la nostra vita in città. E’ per questo che pensiamo che l’apicoltura urbana lo sia così, e non semplicemente allevando le api nelle città.

Manifesto della rete nazionale di apicoltura urbana     

·     L’apicoltura urbana è un movimento culturale fondato su un’idea positiva di libertà e sul rispetto dell’ambiente e del benessere animale.

·     Promuove e difende chi valorizza le api mellifere e quelle selvatiche nei centri urbani e vuole contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.

·     Propone un nuovo modo di rapportarsi con il mondo rivalutando la naturalezza dei rapporti tra cittadini e di quelli con gli animali.

·     Promuove a tutti i cittadini il rispetto dei tempi e dei cicli biologici di ciascuno, la biodiversità ovvero il rispetto e il valore delle differenze attraverso il piacere della scoperta, conoscenza, esperienza, educazione.

·     Offre uno sbocco creativo a chi è limitato da una disabilità, a chi è carcerato e a chi ha dovuto emigrare.

·     Legata alla città, che è il centro della comunicazione, l’apicoltura urbana può sfociare in forme d’arte, coinvolgere cittadini, scuole e bambini per far scoprire i ritmi e le espressioni della vita naturale, promuovere la produzione locale di cibo e servire a monitorare la qualità dell’ambiente.

·     Vuole anche essere il pretesto per proporre una partecipazione attiva e condivisa delle genti di città alla salvaguardia della biodiversità, dal mantenere alveari urbani al coltivare fonti di pascolo.

L’apicoltura urbana ed il monitoraggio ambientale

Le api volano parecchi chilometri dalla loro arnia e visitano decine di fiori diverse in tutto il territorio. La loro capacità di raccogliere polline e nettare e di portarlo nell’arnia permette di avere un capillare resoconto delle essenze presenti su un territorio ed eventuali inquinanti andando ad analizzare il miele.

Il miele urbano è buono ?

Il miele estratto da arnie di apicoltura urbana è buono, contiene tante tipologie diverse di polline come si evince dallo studio che già nel 1984 veniva condotto a Torino. A livello chimico non contiente quantità di inquinanti in percentuale superiore alla norma ed è pertanto possibile consumarlo normalmente.

E’ sempre importante ricordare quanto l’uomo assume giornalmente in termini di miele, rispetto ad altri cibi (verdure, carne, pesce) che in proporzione introducono nel nostro organismo volumi ben maggiori di metalli o pesticidi. Per quanto riguarda il miele si tratta dunque di parti per milione o persino assenti in città, ma c’è un forte rischio di presenza di contaminazioni nei mieli di campagna, come ben evidenziato nell’ultimo Congresso Nazionale AAPI del 2019.

Meglio urbano o di campagna ?

I pericoli intrinsechi della città sono noti a tutti in relazione ai metalli pesanti e alle polveri sottili. Quello che non è sempre noto è che anche gli ambienti campestri potrebbero nascondere delle insidie legate alle monoculture, ai prodotti dell’industria alimentare e al fatto che le api visitano anche le industrie circostanti poste solitamente lontane dalle città.

Certamente la qualità del prodotto mellifero aumenta con l’aumentare della lontananza delle arnie dalle zone industriali, dalle aree di produzione intensiva o dalle monoculture. La città allora potrebbe rappresentare un fattore intermedio tra l’alta montagna incontaminata e la campagna industrializzata.

Il problema di una forte contaminazione dei mieli di campagna è emerso nell’ultimo Congresso Nazionale degli apicoltori professionisti del 2019, in cui la relazione tra morie di api si somma alla riduzione di spazio per le api e di tempo riferito alla durate delle fioriture. Molte aree di pianura si sono desertificate per le api; la vicinanza con colture viticole e frutticole è sempre più problematica per produttività e sanità degli alveari; le colture orticole sono a rischio sempre più elevate.